L’occasione era ghiotta, di quelle che avrebbero potuto fruttare bene e a lungo.
Sarebbe potuto arrivare un vero e proprio tsunami di click per i siti commerciali che trattano di meteorologia, e non la solita, seppur redditizia, valanga di click, tanto impetuosa e travolgente quanto, però, effimera.
Arrivare per primi sulla notizia del secolo è da sempre il sogno di qualunque editore, soprattutto dei giornali scandalistici e dei tabloid, di tutte quelle pubblicazioni, online e non, che fanno della notizia urlata il fulcro della loro attività.
Ebbene, la notizia in ambito meteorologico, spesso, corrisponde ad una fantasia mascherata da ipotesi. Questo accade ogni qual volta il sedicente meteorologo, o chi per lui, tenti di cimentarsi in previsioni di lungo o lunghissimo periodo.
Ma un vero meteorologo sa bene che l’attendibilità di una previsione ha letteralmente “i giorni contati”. Fino a 3 giorni riesce ad essere, con buona approssimazione, precisa ed affidabile. A 7 giorni la previsione perde rapidamente di “lucidità”, diventa sfocata, e può rappresentare scenari che non si verificheranno proprio. Ed infatti si può parlare al massimo di tendenza, intesa come indicazione sommaria verso un possibile peggioramento o miglioramento, e come tale va trattata e annunciata. Oltre i 7-10 giorni, salvo rari casi di tempo particolarmente stabile, è puro gioco d’azzardo. Le probabilità di fallimento, infatti, sono talmente elevate che perde senso anche soltanto parlarne.
E va detto che questo non dipende dalla “bravura” del meteorologo o del previsore. Semplicemente allo stato attuale non esistono ancora strumenti tecnologici capaci di fornire indicazioni utili allo scopo.
Utilizzare i modelli matematici, che simulano la circolazione atmosferica e i fenomeni annessi, per previsioni o tendenze a 10-15 giorni è semplicemente sbagliato e insensato. Se a comunicare tali informazioni all’utente finale per ottenere la sua attenzione spesso a fini di lucro è un meteorologo, allora si tratta semplicemente di un’azione di persuasione colpevole e ingiustificata, dannosa perché usata per allarmare o illudere l’utente stesso.
E poi, su tale scala di tempo, non si può certo pretendere di parlare di errori di previsione o tentare di giustificare il proprio fallimento puntando il dito sui modelli di previsione, che colpe ovviamente non ne hanno. Gli unici responsabili sono coloro che hanno diffuso queste informazioni, già in partenza prive di affidabilità. I “ribaltoni” nelle proiezioni modellistiche non esistono, perché le proiezioni sul medio e sul lungo periodo non andrebbero semplicemente comunicate e diffuse come previsioni. Infatti sono solo curiose suggestioni, ormai distanti e disgiunte dai dati di partenza, connesse alla realtà quanto lo sono i sogni o i videogames, tanto per rendere l’idea.
Ebbene, nelle settimane scorse, anche a 15-20 giorni di distanza dall’evento, i soliti siti annunciavano: “è in arrivo un evento storico per neve e gelo” scomodando, per fare un paragone, anche inverni estremi come quelli del ’29, del ’56, del ’85 o anche del 2012.
Veniva prevista o addirittura “promessa” neve, anche copiosa, su molte città del Nord, del Centro e del Sud Italia: “Gelo siberiano, neve in Val Padania, a Roma e a Napoli”, “freddo estremo” destinato a frantumare numerosi record…
“Clamoroso… arriva il Buran di San Valentino!”
I giornali e gli altri mass media, a loro volta complici di un’insana quanto insensata informazione meteorologica basata su fantasiose ipotesi non suffragate da dati scientifici, rimbalzavano tali annunci dandogli quel risalto che, ormai dovrebbe essere chiaro a tutti, è completamente infondato e immeritato.
Sia chiaro, di aria fredda ne è arrivata molta e anche la neve ha imbiancato diverse regioni dello stivale italico, ma nulla di epocale o clamoroso.
Intanto non è arrivato nessun Buran (tanto meno Burjan), perché questo vento semplicemente non ha mai soffiato sulla nostra penisola. Il Buran è un vento delle steppe russe, così come il grecale, il libeccio e il maestrale sono venti che interessano le nostre terre e i nostri mari. Quindi non ha senso parlare di buran sull’Italia, come non ha senso parlare di maestrale o scirocco su Mosca.
In secondo luogo, l’aria fredda e pellicolare delle steppe russe per giungere fino a noi ha bisogno del contributo di diverse figure bariche, cicloni ed anticicloni, che “collaborino” per innescare correnti retrograde (rispetto alle correnti prevalenti occidentali) necessarie al suo trasporto. E tale movimento normalmente avviene per tappe, con un avvicinamento progressivo tutt’altro che facile. L’aria che infine, sotto le giuste condizioni, riuscirà a tracimare verso ovest investendo anche le nostre regioni, molto probabilmente non avrà più le caratteristiche precise di quella di partenza. Infatti nel suo percorso, durante numerose soste e ripartenze, avrà sorvolato terreni ben diversi da quelli siberiani, rimescolandosi con aria dalle diverse origini e caratteristiche.
In conclusione possiamo affermare che: non sono state raggiunte minime da record in nessuna parte in Italia, non ci sono stati particolari problemi di gelicidio (come in Francia) e l’ondata di freddo non è stata neanche particolarmente lunga.
La meteorologia e soprattutto gli utenti meritano di più.
Meritano professionalità, rispetto e responsabilità.
Di Massimiliano Santini
Immagine di Lorenzo Catania