In questi giorni di festa, sarà per il clima invernale e natalizio, ma anche per l’ormai consolidata percezione di essere agli sgoccioli di un anno decisamente fuori dal comune, ai limiti dell’apocalittico, abbiamo visto fioccare, più che mai, strafalcioni e meteo-bufale di ogni tipo.
L’irruzione di aria fredda che tra la sera del giorno di Natale e la giornata di Santo Stefano ha raggiunto la nostra penisola, proseguendo poi il suo cammino verso il Sud nella giornata successiva, ha evidentemente riacceso l’immaginazione generando improbabili avvistamenti di nevicate, fisicamente impossibili, e di presenze oscure dal sapore di mari caldi lontani.
“Ponza, dal mare al gelo si sveglia sotto la neve” , titolava la Repubblica
Ebbene NO, non è nevicato a Ponza a Santo Stefano, così come su nessun’altra località tirrenica a quote sub-collinari. In realtà sulle regioni tirreniche dell’Italia Centrale le quote collinari sono state raggiunte dai fenomeni nevosi solo nell’entroterra peninsulare, tra Lazio, Toscana ed Umbria, e per lo più con isolati episodi. Fenomeni nevosi più intensi e diffusi, sempre a quote collinari oltre che, ovviamente, montane, si sono avuti lungo la Dorsale Appenninica, ben distanti, quindi dal Mar Tirreno.
Eppure l’abbondanza di foto diffuse in rete, sui social, oltre che sui giornali online e sulla carta stampata, sembravano testimoniare, senz’ombra di dubbio, un fenomeno spettacolare con diversi centimetri di accumulo nevoso al suolo.
Piazze, strade, marciapiedi a due passi dal porto, ricoperti da un manto bianco persino freddo al tatto! E che cosa mai avrebbe potuto essere, se non una candida precipitazione nevosa?
La risposta c’è, e ve la possono dare gli esperti e i professionisti del settore: grandine, graupel o neve tonda. Precipitazioni spettacolari e affascinanti, anche abbondanti ed eccezionali, come nel caso di Ponza, ma non così rare come la neve, per le isole tirreniche.
Infatti, mentre per generare una nevicata con accumulo al suolo, al livello del mare, sono necessarie temperature molto basse, capaci di garantire una colonna d’aria sotto lo zero o prossima, comunque, allo zero dalle nubi in quota fino al suolo, per la grandine e per la neve tonda sono sufficienti temperature basse in quota e fenomeni convettivi di un certo rilievo (cumulonembi temporaleschi), condizioni tutt’altro che rare anche sull’Isola di Ponza.
La neve non può raggiungere il suolo ed accumularsi con temperature così elevate come quelle registrate dalle stazioni dell’Idrografico della Regione Lazio nella notte del 26 dicembre scorso. Con temperature oscillanti tra i 7 e i 10 °C nessuna nevicata avrebbe potuto verificarsi e dare accumulo sull’isola. Discorso diverso per la grandine che può cadere ed accumularsi anche a temperature decisamente superiori. La grandine o il groupel non hanno bisogno del freddo al suolo, ma del freddo in quota. Al suolo poi, accumulandosi, la grandine riesce a produrre un “effetto ghiacciaia”, essendo essa stessa ghiaccio, e mantenersi in fase solida per un tempo relativamente lungo, nonostante la presenza di temperature decisamente più elevate dell’ambiente circostante.
Per avere neve su Ponza avremmo dovuto assistere ad un’irruzione fredda di ben altre proporzioni.
Ma la sensazione che tutto possa ancora accadere in questo anno infausto, deve aver suggestionato qualche giornalista o titolista di una importante testata giornalistica televisiva nazionale nel pomeriggio di domenica 27, a poco più di 4 giorni dallo scoccare della tanto attesa mezzanotte di San Silvestro.
Infatti nelle notizie dell’ultim’ora spiccava un inquietante:
“Francia. Tifone Bella colpisce la Normandia...”
Ebbene, premesso che i termini Tifone, Uragano, Ciclone e Willy Willy si riferiscono a fenomeni meteorologici del tutto simili, anzi perfettamente uguali, ma appartenenti a collocazioni geografiche diverse, rispettivamente all’Oceano Pacifico, Atlantico, Indiano e all’area Australiana, e che sono fenomeni dalle caratteristiche peculiari, che possono nascere e svilupparsi quasi unicamente su mari caldi tropicali o subtropicali, bisogna ovviamente spiegare che le tempeste e le depressioni delle medie latitudini, dei climi temperati o freddi sono tutt’altra cosa.
E non lo sono solo per la diversa collocazione geografica in cui nascono e si sviluppano. Non si tratta di voler essere pignoli e puntigliosi, ma semplicemente stiamo parlando di fenomeni completamente diversi, con sistemi di genesi, sviluppo e dinamiche di “funzionamento” del tutto differenti, anche se le conseguenze possono apparire simili, con venti forti e precipitazioni abbondanti e violente.
Insomma, un accostamento po’ forzato, come voler scambiare i nomi di polenta e pop corn, solo perché sono alimenti che derivano dal medesimo ingrediente!
Di Massimiliano Santini